Come si fa a saperlo? Sulla facciata principale di ogni tabià, incisa sulla trave del tetto, detta "del Colmo", vi è la data di costruzione e, alle volte, se le date sono più d'una, vi sono indicati anche i successivi restauri. Spesso,oltre alla data è possibile vedere anche lo stemma della famiglia che ne era/è proprietaria. I tabià si trovano in posizioni solatie e privilegiate, sulle coste della montagna oppure nei centri dei paesi, se ci prestate attenzione vedrete che ce ne sono davvero molti e tutti molto belli e caratteristici.
La loro architettura ci da ulteriori informazioni sul periodo di costruzione: i più antichi hanno travi orizzontali sovrapposte dalla base muraria fino al colmo del tetto, secondo una modalità di costruzione detta "a castello"; uno di essi porta in alto la data 1665. A partire dall' Ottocento poi si diffondono i Tabià in legno, detti "a Kolondiei". Con il diffondersi delle segherie a forza idraulica e l'evoluzione della tecnica della lavorazione del legname, aumentò il valore dello stesso sul mercato e di conseguenza naque l'esigenza di utilizzarne meno nelle costuzioni.
Si sviluppò così il sistema di costruzione a colonne (a Kolondiei), il quale, pur garantendo uno spazio di essiccazione del fieno sui tre lati del fabbricato, permetteva di risparmiare sulla quantità del legname. All'inizio i tabià a kolondiei avevano solo piano, successivamente i più moderni furono costruiti a due piani, a volte chiusi da un tavolato. Il passaggio dell'aria per non far marcire il fieno è garantito da fori dalle forme artistiche: fiori, trifogli, cuori... Tutti comunque hanno in comune il basamento in pietra: è il piano terra, la stalla. Nelle più grandi arrivavano a starci anche quattro bovini.
E durante le guerre i tabià venivano requisiti per necessità: nelle stalle entravano i muli, nelle "ere" si rifugiavano i soldati, tra il fieno si nascondevano i partigiani. In tempi di pace a volte vi si nascondevano i contrabbandieri.
Oggi, dopo essere stati restaurati, molti tabià sono divenuti case abitate con fiori e tende alle finestre, altri invece sono stati adibiti a depositi per la legna. Infatti sistemare la legna tagliata formando giochi geometrici sui balconi dei Kolondiei è diventata un'arte per alcuni abitanti dei paesi della vallata che, all'avvicinarsi dell'autunno, ripetono un rito vecchio di secoli.